Le tante attività svolte dall'associazione che vuole «Educare allo sport»
Ravenna, Bondi (Csi) analizza le tante attività svolte dall'associazione che vuole «Educare allo sport»
Lo sport non solamente come attività fisica, ma anche e soprattutto come educazione sociale: è questo uno dei principali obiettivi del Centro sportivo italiano Ravenna-Lugo (Csi), come spiega Alessandro Bondi, presidente dell’associazione. 55 gli operatori sportivi, 110 le associazioni sportive in rete, 13mila i tesserati, numeri importanti per questo centro che si occupa di attività sportive, sociali e educative.
Bondi, qual è l’obiettivo di Csi?
«Siamo un ente di promozione sportiva a 360° che ha come scopo educare attraverso lo sport e considerare la persona, e chi gli sta intorno, al centro. Ci occupiamo di diverse attività, tra cui sport e welfare anche per le persone con disabilità. Lo sport è inteso come strumento di prevenzione verso alcune patologie sociali; è un momento di educazione, di crescita, di impegno e di aggregazione sociale».
Qual è il lavoro svolto dai vostri operatori sportivi?
«Abbiamo 55 operatori sportivi, si stratta di persone che insegnano le attività sportive da un punto di vista tecnico, ma anche da quello di educatore. Per esempio abbiamo due istruttrici di pallacanestro che hanno anche una formazione specifica come psicomotricista una e l’altra come psicologa dello sport. Spesso abbiamo, in compresenza, un educatore sportivo e un educatore sociale. Formiamo circa 50 persone ogni anno».
Quante persone associate ha Csi?
«13mila tesserati. Essendo un‘ente di promozione ragioniamo in un’ottica di rete: se c’è una società sportiva che fa nuoto per disabili, la contattiamo e la mettiamo in rete con le famiglie che hanno fatto la richiesta. Sono 110 le società, tra Ravenna e Lugo, che lavorano con noi, dal calcio alla pallavolo, al dodge ball, a tante altre attività. Organizziamo anche campionati amatoriali in maniera che possano giocare tutti. Le nostre attività sono rivolte dai giovani, a chi ha alcune patologie come cancro, alzheimer o parkinson, alle persone con disabilità, in collaborazione con le relative associazioni».
Unite sport e disabilità, perché?
«Perchè l’attività motoria non serve solo giocare a palla, ma a facilitare i gesti della vita di tutti i giorni. Per esempio un ragazzo che non riesce ad alzare il braccio per prendere il piatto dallo scaffale sarà aiutato dal fatto di fare attività fisica e facilitato così nella vita quotidiana. L’attività fisica porta a miglioramenti nella vita di tutti i giorni, per questo collaboriamo con educatori professionali che li inseriscono nel progetto di vita del ragazzo.
Le famiglie con disabili ci hanno preso come punto di riferimento: è un servizio rivolto a tutta la famiglia, il ragazzo fa l’attività ma la famiglia trova una valvola di sfogo per il proprio figlio. Abbiamo 150 atleti con disabilità, che arrivano a 600 atleti compresi quelli che partecipano a eventi come campionati nazionali per disabili, giochi per la gioventù e altri iniziative specifiche».
Vi occupate anche di sport e disabilità acquisite?
«Promuoviamo un corso gratuito con l’associazione Alzheimer per operatori sportivi e laureati in scienze motorie operanti all’interno dei percorsi post diagnostici e riabilitativi o attività a valenza psicosociale a favore di persone con disabilità acquisita. In particolare patologie come la demenza, l’Alzheimer, i disturbi cognitivi l’ictus e le malattie cerebrovascolari. Il primo incontro è martedì 24 ottobre. Fare attività motoria e ludica non è solo fargli passare del tempo insieme, ma è importante la socialità e farli stare insieme».
Lavorate anche nei centri giovanili?
«Facciamo attività specifica nei centri giovanili, e all’aperto: inoltre abbiamo fatto attività, in passato, legata ai richiedenti asilo, come quella con i bambini ucraini per i centri estivi, centri che accolgono anche bambini con disabilità. Lavoriamo anche con le scuole, le palestre, le parrocchie, i circoli sportivi»
Fate anche promozione e informazione?
«Ci occupiamo anche di attività e cultura in ambito sportivo, promuovendo stili di vita sani, incontri sui disturbi alimentari, sulla dipendenza da sostanze in collaborazione con il Sert, ma anche sulla dipendenza dalle tecnologie. Oltre a tanti altri progetto: adesso stiamo raccogliendo fondi per acquistare un pulmino perchè a molti ragazzi manca il mezzo di trasporto per venire a fare sport».